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Cambiano le esigenze nel mondo del lavoro. Il progresso è anche ascolto e comprensione.

Si può davvero affermare che “si stava meglio quando si stava peggio”?

L’indagine di
Pew Reasearch Center confermerebbe questo trend nella maggior parte degli Europei

Tuttavia, è anche vero che rispetto agli anni 60 si è assistito ad un evidente incremento dell’indice di sviluppo umano; come riportato da Our World in data, è aumentato il benessere mondiale: istruzione e qualità di vita migliori e crescita del reddito lordo nazionale pro capite.

In un contesto favorevole, innovativo e con condizioni di vita più vantaggiose, i giovani di oggi devono comunque affrontare una realtà socio-economica che vede stipendi immutati e aumento di costi e precariato. 

Un gap confermato anche dal rapporto di Eures: l’occupazione in Italia oggi è ai massimi storici, ma rimane la più bassa in Europa.

Infatti, tra gli under 35:

  •       Il 67% ha un lavoro precario;
  •       Il 40% ha una retribuzione inferiore a 1000 euro.

Qualcosa, però, si può fare per invertire questa rotta, secondo gli studi di Factanza Media in collaborazione con The Wavestudio.it, aziende a misura di giovani impegnate a informare sui cambiamenti della società, bisogna riassettare la visione del mondo del lavoro.

Le nuove generazioni, infatti, hanno compreso l’importanza del work life balance, ponendosi il benessere mentale come una priorità:

  •       Stop al vivere per lavorare, i valori principali diventano famiglia, amicizia, amore e solo all’ultimo posto la professione. Preferenza per smartworking e società che condividano i loro stessi principi e valori.
  •       L’azienda diventa un luogo in cui esprimere sè stessi e creare un senso di comunità: prediligono realtà stimolanti che sappiano rispettarli come lavoratori ma soprattutto come persone, che siano in grado di riconoscere e valorizzare il loro potenziale. 

In tutto ciò la Direzione HR gioca un ruolo chiave, tanto è vero che uno studio dell’ Osservatorio HR Innovation Practice della School of Management del Politecnico di Milano, lega il fenomeno della great resignation a motivazioni economiche ma anche alla ricerca sempre più pressante di flessibilità, equilibrio e felicità attraverso il lavoro.

Per attirare nuovo personale e limitare il turnover urge adeguarsi al cambiamento di mentalità attuale che, per certi versi, sfida la cultura tradizionale.

Noi di Empacter ci occupiamo della valutazione del potenziale in azienda, aiutando le organizzazioni a riconoscere e valorizzare le peculiarità dei singoli e del team di lavoro.
Risulta efficace il poter orientare al meglio i collaboratori all’interno dell’impresa verso le posizioni lavorative più idonee, sia lato hard che soft skill, sul piano della crescita verticale e sullo sviluppo di competenze a livello orizzontale.

Conoscere prima ed essere consapevoli poi del potenziale presente nella propria azienda conduce automaticamente ad una migliore organizzazione ed a una gestione più efficace di tutte le risorse, aumentando performances e rendimento.

 

Noemi Vanin
Formazione Empacter

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