I colloqui di lavoro sono ormai cambiati!
Il Corriere della Sera ha da poco diffuso la 34esima edizione dell’indagine realizzata dalla Gidp (l’associazione che riunisce i direttori delle Risorse Umane) sui rapporti delle aziende con i nuovi giovani lavoratori.
Tra le 87 aziende coinvolte, soprattutto milanesi, il 70% dei manager riferisce che alla fine dei colloqui conoscitivi si arriva allo stesso identico scenario, il classico «le faremo sapere» si è trasformato in «le farò sapere».
Dopo la pandemia, non sono più le aziende a scegliere i giovani ma sono i giovani, che secondo nuovi criteri, scelgono la realtà più adatta a loro.
Rispetto agli anni precedenti, i giovani si dimostrano più interessati al tipo di mansione proposta e alle attività da svolgere rispetto alla retribuzione, lasciando all’ultimo posto l’interesse per lo smart working, conciliazione vita-lavoro e orario flessibile.
Altri fattori importanti, riportati dal 37,66% dei manager interpellati, è la dimensione ambientale, a seguire la dimensione sociale per il 32,47% e per il 29,87% la governance.
Ciò che non cambia è la modalità del colloquio, infatti al momento della selezione, una volta accertate le competenze del candidato, le aziende affermano che rimane centrale la valutazione delle cosiddette soft skills, cioè le attitudini e le qualità personali.
Il mondo del lavoro si sta rinnovando e la nuova generazione di lavoratori ha sicuramente investito molto nella propria formazione, diventando sempre più selettiva ed esigente.
Certamente la figura dell’Hr Manger e/o il supporto di un’Agenzia per il Lavoro possono facilitare il processo di ricerca e selezione prima e di inserimento poi, di Talenti per le aziende.
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Redazione Empacter