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“Job hopping” la tendenza (in crescita) di cambiare spesso lavoro

Un fenomeno frequente tra i millenial alla ricerca di stipendi più alti e non solo
blog 03 - job hopping

 

Da alcuni anni stiamo assistendo all’intensificarsi del fenomeno del job hopping, letteralmente significa “saltare da un lavoro a un altro“. È una caratteristica tipica del mondo del lavoro, ma che appunto sta diventando sempre più frequente.

 

Un salto per trovare un miglior equilibrio

Come spesso accade gli Stati Uniti fanno da apripista (o trend setter) di un fenomeno che riguarda prevalentemente le generazioni più giovani della platea di lavoratori, millennial e generazione Z. Il motivo che spinge sempre più lavoratori a fare un “salto lavorativo” è sì la ricerca di stipendi più alti, ma non è solo la retribuzione a guidare le scelte di cambiamento: un’altra motivazione è quella di migliorare il proprio stile di vita, in special modo sotto l’aspetto dell’equilibrio tra vita privata e quella lavorativa, il cosiddetto work-life balance.

 

Il job hopping (digitale) all’italiana

Anche l’Italia non è immune a questa tendenza lavorativa, ma sembra che questo approccio alla carriera riguardi (per adesso) prevalentemente i lavoratori che svolgono professioni nell’ambito della tecnologia digitale.

Infatti, stando al Bollettino del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e Anpal, oltre il 70% delle imprese ha investito in trasformazione tecnologica. Segnale di una rivoluzione digitale e di un aumento in termini di richiesta di hard skills da parte delle aziende. La domanda però è superiore al numero di lavoratori con formazione adeguata e che oltretutto spesso “saltano” da un’azienda all’altra.

Il mismatch tra domanda e offerta di lavoro per le posizioni tecnologiche è in forte aumento: la difficoltà di reperimento di professionisti adeguati riguarda infatti il 46,4% dei profili ricercati, un valore superiore di circa otto punti percentuali a quello di un anno fa e che equivale a oltre 177mila profili dei 382 mila ricercati.

 

USA ancora un passo avanti

Mentre in America il trend è già avviato – secondo l’ultimo report annuale di LinkedIn, infatti, negli Stati Uniti i millennial cambiano quasi 2,85 posti di lavoro nei primi cinque anni dalla laurea, contro una media di 1,6 della generazione precedente – in Italia invece i millennial hanno una propensione al cambiamento del lavoro con frequenza biennale (secondo uno studio Deloitte).

 

Job hopping: da fare o da non fare?

Non sempre cambiare continuamente lavoro rappresenta un’opportunità. Infatti, se può essere giusto “guardarsi intorno”, può essere ancora più efficace per la propria carriera e per i propri obiettivi di vita saper negoziare condizioni più favorevoli internamente alla propria azienda, con lo scopo di avere una revisione del proprio contratto.
Ma per farlo, bisogna prima conoscere la politica aziendale e il tipo politica retributiva adottata dall’azienda, in pratica se queste prevedono l’aumento degli stipendi secondo il criterio di equità (in egual misura per tutti) o per meritocrazia (in base all’andamento delle performance dei dipendenti).

In un’ottica prospettica, rappresenta un vantaggio saper comprendere e concordare tutto questo prima ancora di entrare in azienda e oltretutto può essere l’opportunità per una conoscenza integrale del “valore di mercato” del proprio profilo professionale.

In conclusione, pur trattandosi di un fenomeno in crescita tra i lavoratori più giovani alla ricerca di un miglioramento complessivo della loro situazione professionale, va anche detto che non sempre il cambio (repentino o meno) del posto di lavoro, mirato al miglioramento del proprio stipendio e dell’equilibrio vita-lavoro, va automaticamente di pari passo con la valorizzazione o il miglioramento delle proprie competenze in un’ottica di medio-lungo termine.

Contattaci se sei interessato a valutare le tue potenzialità di crescita professionale.

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